Penso a mia madre.
Penso alla vita.
Penso a quella goccia di rugiada,
che avevo sulle labbra
e che non ho saputo leccare
prima che svanisse.
Penso alla morte,
alla sua di morte;
penso al silenzio
che ingurgito, genuflesso
nel dramma dei ricordi,
e mi sconquassa dentro,
accende barlumi di follia.
E dalle viscere, dalla carne,
dal petto, dal cuore,
che voglio dirle ancora:
che la cenere scompare,
quando la pioggia salata
arriva lieve al mare,
ma la sua anima è un eterno fiore,
che nessun distacco al mondo
potrà mai spezzare
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