giovedì 25 marzo 2010

Una Grandissima poesia di Charles Bukowski...


oggi spazio ad una grandissima poesia del Maestro Charles.
Nulla da dire o commentare.
Solo gustarsi l'atmosfera decisamente comune , la sensazione di vivere questa lirica ogni giorno della nostra vita di piccoli e genuflessi borghesi...



Auto-invitati

E va bene, mettimi le mutande al contrario, telefona in Cina,
fai volar via gli uccelli,
compra un quadro di una colomba rossa e ricordati
di Herbert Hoover.
quel che cerco di dire è che 6 delle ultime
8 sere abbiamo avuto ospiti, tutti auto-invitati,
e come dice mia moglie:"non vogliamo farli restar male".
sicchè ci sediamo e li ascoltiamo, certuni famosi
e certuni mica tanto, certuni piuttosto svegli
e divertenti, certuni mica tanto
ma finisce tutto in chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera,
parole, parole, parole, un garbato mulinello di suoni
che rivela innanzi tutto solitudine: in un modo o nell'altro
chiedono tutti di essere accettati,
di essere ascoltati, e ciò è comprensibile,
ma io sono uno di quelli che preferirebbe
starsene tranquillo a casa con la moglie e i suoi 6 gatti
(o di sopra da solo a fare niente).
l'impressione è che sia un egoista
e mi senta sminuito dalla gente
ma non ho l'impressione che loro
si sentano vuoti, ho l'impressione
che li diletti il movimento
delle loro bocche.
e quando se ne vanno quasi tutti accennano
a un'altra visitina.
mia moglie è carina, li saluta con calore,
ha un cuore d'oro, così d'oro che quando, che so,
andiamo al ristorante e scegliamo un tavolo
lei prende il posto da cui si può "veder la gente"
e io quello da cui non è possibile.
d'accordo, sono un figlio del demonio;
l'inera umanità mi annoia e no, non è
paura, sebbene qualcosa in loro mi spaventi,
e non è invidia perché non voglio nulla
di ciò che loro vogliono, è solo che
in tutte quelle ore di
parole parole parole
non sento niente di davvero buono coraggioso o nobile,
e che valga un briciolo del tempo in cui mi hanno impallinato
le cervella.
Te lo ricordi quando avevi l'abitudine di buttarli fuori
dalla porta invece di fargli scaricar le batterie
sui tuoi divani,
quei tipi malinconici sempre a caccia di compagnia,
e ti vergogni di te stesso per esserti arreso
alle loro insane fesserie
ma altrimenti tua moglie direbbe:
"pensi di essere forse l'unico essere umano
sulla terra?"
Vedete, ecco come il diavolo
mi acchiappa.
Perciò io ascolto e loro si sentiranno
realizzati.

Charles Bukowski

mercoledì 24 marzo 2010

L'amore che ho perso.

L’amore che ho perso,
è un pezzo di carne dal mio petto,
una goccia di rugiada che ho schiacciato,
una pozzanghera di fango
nel verde prato della vita,

l’amore che ho perso,
è un mare di ricordi che son morti
nei rintocchi di campane ormai lontane
nei grigi pomeriggi dopo scuola,
negli aerei passati e mai tornati;

l’amore che ho perso
è figlio della malinconia…

che nel vento genera ancora echi di pazzìa.
…e punge la carne fino in fondo,
pur sfiorando lievemente la pelle.

Fa male,
come olio bollente sul mio cuore.

…nel tramonto di giugno una lacrima
accarezza dolcemente il mio dolore.

Ma esso è forte e non scompare mai.

Come l’amore che ho perso.


*Isi - 2009*

martedì 23 marzo 2010

rigurgiti di amore.

Penso a mia madre.
Penso alla vita.
Penso a quella goccia di rugiada,
che avevo sulle labbra
e che non ho saputo leccare
prima che svanisse.

Penso alla morte,
alla sua di morte;
penso al silenzio
che ingurgito, genuflesso
nel dramma dei ricordi,
e mi sconquassa dentro,
accende barlumi di follia.

E dalle viscere, dalla carne,
dal petto, dal cuore,
che voglio dirle ancora:

che la cenere scompare,
quando la pioggia salata
arriva lieve al mare,
ma la sua anima è un eterno fiore,
che nessun distacco al mondo
potrà mai spezzare

Nuove idee sulle crepe dell'essere...

Nuove Idee sulle crepe dell'essere...
Quando la luce è poca, così fioca da non riuscire a vedere bene il proprio cammino,
quando la vita sembra un carro senza ruote, trascinato a valle da oscure figure,
quando tutto sembra torbido e insensato,
allora è il momento di scrivere il tuo essere.
Scrivere ciò che senti dentro.
Reagire.